Come Coltivare i Cetrioli
La coltivazione del cetriolo in Italia ha un’estensione di circa 2.500 ettari in pieno campo e 600 ettari in serra.
Generalità
Il cetriolo viene coltivato in pieno campo ed in serra. La coltura protetta avviene in serra fredda ed in coltura forzata. Quest’ultimo sistema di coltura è il più utilizzato in serra, ed è quello dove la fertirrigazione è stata maggiormente studiata. La coltura forzata in serra si fa sia su suolo sia su substrato in fuori suolo.
La pianta del cetriolo ha delle caratteristiche fisiologiche particolari che sintetizziamo di seguito. Le radici si sviluppano rapidamente nei primi 15-20 giorni dopo il trapianto e raggiungono la lunghezza di 50-60 cm. Questa fase è determinante per la vita della pianta, poiché il rapporto tra le radici ed il peso della pianta diminuisce considerevolmente, passando dal 6,4% del peso secco all’impianto, allo 0,65% tre mesi dopo. Questo si pensa sia una delle cause della crisi di rendimento in corso di coltivazione.
Il cetriolo non sembra avere particolari esigenze in pH, nel terreno il valore va da 5,6 a 7,5. In coltura fuori suolo il valore è compreso tra 5,6 e 6,2.
Riguardo alla salinità, il cetriolo è relativamente sensibile a quella del terreno. I suoi effetti si manifestano con un arresto della crescita, la produzione di frutti piccoli, la presenza di bollosità sulle giovani foglie. Nei casi gravi, si possono osservare delle bruciature sulle foglie ed alle radici.
Il cetriolo è sensibile alle carenze in magnesio, in ferro ed in manganese, è molto sensibile alle carenze in molibdeno.
La coltivazione del cetriolo ha un ciclo abbastanza lungo ed una produzione notevole. Con alcune varietà in serra si possono raggiungere produzioni di oltre 250-400 t/ha di frutti in 6-8 mesi. Si capisce che le esigenze nutritive ed irrigue sono notevoli.
Per evitare problemi di elevata salinità, gli apporti nutritivi devono essere frazionati il più possibile, controllando sempre la EC della soluzione nutritiva fornita in fertirrigazione.
Asporti e fabbisogno di nutrienti
Ci sono notevoli differenze di fabbisogni tra la coltivazione in serra e la coltivazione in pieno campo. Queste differenze sono anche legate al tipo di cetriolo ed alle diverse varietà. Si può arrivare anche ad oltre 400 unità di N asportate da una coltura in serra. I valori riportati in tabella, riguardano la coltura protetta e quella in pieno campo.
Ruolo e apporto dei nutrienti
Qualunque sia la tipologia di coltivazione, su suolo o in fuori suolo, e qualunque sia lo stadio colturale, la nutrizione deve essere condotta in modo da permettere la regolare crescita e la rigenerazione delle radici funzionali.
Azoto
Come concimazione di fondo in serra, esperienze olandesi hanno dimostrato che in presenza di letame o fertilizzanti organici, l’apporto di azoto minerale non ha dato alcun incremento di produzione. Oltretutto bisogna fare attenzione al possibile rilascio di ammoniaca da parte del letame. Potrebbe causare delle bruciature sulle giovani piantine.
La concimazione azotata in copertura, sempre in serra, è al contrario estremamente necessaria. Per la coltivazione del cetriolo in contro stagione con il giorno corto, evitare gli apporti di azoto sottoforma ammoniacale.
Eventuali carenze di azoto si manifestano con un ritardo nella crescita, con un colore uniforme verde chiaro della vegetazione, una riduzione della produzione con dei frutti appuntiti e a forma di virgola.
In serra gli apporti in totale sono da 1,5 a 1,8 volte i valori delle asportazioni, ossia circa 600-800 unità di azoto.
Fosforo
Non abbiamo molte indicazioni per quest’elemento. Come principio, se si apportano laute concimazioni organiche, le concimazioni fosfatiche sono meno necessarie. In serra, in terreni sabbiosi, possiamo considerare l’apporto del fosforo con la fertirrigazione come se si fosse in fuori suolo, utilizzando i fertilizzanti fosfatici solubili. Di solito le carenze sono molto rare.
Gli apporti variano da 50 a 300 unità di P2O5.
Potassio
In serra gli olandesi hanno dimostrato un effetto negativo della concimazione potassica, correlata alla materia organica; secondo loro, in presenza di laute concimazioni organiche, possiamo fare a meno di concimazioni potassiche. Sempre in serra, in presenza di terreni sabbiosi, l’apporto del potassio con la fertirrigazione può essere considerato come se si fosse in fuori suolo, senza concimazioni organiche di fondo ed utilizzando i fertilizzanti potassici solubili. In serra, con un terreno normale, gli apporti sono da 1,2 a 1,5 volte i valori delle asportazioni, ossia 900-1500 unità di K2O.
Magnesio
Il cetriolo è reputato essere sensibile alle carenze da magnesio. La carenza si presenta con foglie più grosse e fragili che si rompono facilmente. Le foglie più vecchie hanno le internervature clorotiche che possono anche necrotizzare.
Manganese
Le carenze si manifestano sulle giovani foglie. Di solito sono dovute ad una riduzione dell’attività delle radici, causata da un fattore fisico sfavorevole. Le applicazioni fogliari si possono fare con specifici prodotti a base di manganese.
Ferro
In caso di carenze, le giovani foglie si presentano clorotiche, a vari livelli fino ad una decolorazione totale; a quel punto le foglie sono completamente gialle. Più frequentemente le carenze si manifestano in terreni calcarei.
L’apporto di ferro al terreno può essere realizzato con vari fertilizzanti contenenti ferro chelato EDDHA o altri chelanti simili, con dosaggi che vanno da 5 a 10 gr/m2.
La somministrazione fogliare si può effettuare con specifici prodotti fogliari a base di ferro EDTA.
Tecnica di coltivazione
Coltura in serra
Visto che quella in serra è una coltivazione con elevati investimenti, è bene impostare un ottimale utilizzo di tutti i fattori produttivi. Una buona preparazione fisica del terreno permette alle radici di espandersi bene e di evitare il compattamento causa di problemi di asfissia per eccesso di acqua. Evitare un’elevata salinità ed una buon’aerazione dell’ambiente protetto.
Un buon livello di umidità nel terreno aumenta la crescita e l’assorbimento degli elementi nutritivi, dovuto in primo luogo all’aumento di volume dell’apparato radicale e dell’apparato vegetativo, di conseguenza una migliore produzione. L’irrigazione a goccia si ritiene il miglior metodo per controllare la quantità di apporto idrico, in modo da permettere un costante ed equilibrato livello di umidità, evitando sbalzi idrici che vanno da un eccesso di umidità a livelli di siccità.
Per una coltura primaverile, con un terreno mediamente dotato ed una produzione di circa 200-300 t/ha, gli apporti di elementi nutritivi sono: N 600 unità, P2O5 200 unità, K2O 950 unità, MgO 120-200 unità. Per una coltura autunnale, le quantità sono ridotte del 50% (stessa cosa per la produzione).
La concimazione di fondo all’impianto rimane una pratica interessante, quando possibile utilizzare 80-120 t/ha di letame ed un apporto minerale di 100-130 unità di P2O5, 100-200 unità di K2O, 100-120 unità MgO, il resto va dato poi in copertura. Se non si dispone di letame ci sono degli ottimi concimi organici ammendanti, e degli organo minerali; la scelta dipende spesso dalle disponibilità del mercato.
La concimazione in copertura inizia circa, tre quattro settimane dopo il trapianto, alla comparsa dei primi frutticini allegati, con apporti di 60-80 unità di azoto e 75-100 unità di potassio ogni 15 giorni. Fermare gli apporti nutritivi circa un mese prima la fine della coltura. Una parte di fosforo può essere apportata durante le prime concimazioni. Se si osservano frutti troppo gialli, si può apportare del magnesio.
La coltivazione in fuori suolo utilizza una soluzione nutritiva del tipo Coic-Leisant. La quantità di azoto ammoniacale è molto bassa o assente. La conducibilità elettrica deve essere bassa durante l’attecchimento ed il primo sviluppo radicale (1,4-1,6mS/cm). Essa può aumentare durante la fase di ingrossamento dei frutti e della raccolta, in modo di mantenere nel substrato radicale di coltivazione una conducibilità della soluzione vicina a 1,8-2,2 mS/cm.
Per una coltura precoce o in contro stagione, è necessario il riscaldamento basale a livello del substrato dato da un sistema di circolazione di acqua calda.
Per le colture in fuori suolo, la concimazione carbonica con CO2 può essere interessante per migliorare la coltivazione e la produzione. (vedi:Concimazione carbonica)
Coltura in pieno campo (Le indicazioni riportate di seguito si considerano per un terreno normalmente dotato)
La coltivazione in pieno campo si realizza in estate per produzioni industriali o da tavola. La differenza non è notevole, ma per la produzione da tavola spesso il cetriolo viene allevato in verticale con tutori.
Le asportazioni riportate in tabella 1 corrispondono ad un’esperienza in Italia. I valori corrispondono ad una densità d’impianto pari a 1,3 piante/m2, condotta sotto pacciamatura, senza tutori e senza tagli. A partire da questi valori di asporti, gli autori consigliano per una produzione di circa 50-60 t/ha i seguenti apporti:
N: 180-220 unità; P2O5: 130-150 unità; K2O: 260-300 unità.
I fabbisogni di calcio sono elevati ma generalmente vengono soddisfatti dalla dotazione in calcio dei terreni. Apporti di calcio e di magnesio possono in ogni caso essere forniti.
Le concimazioni saranno frazionate in funzione del tipo di coltivazione (pacciamata o no, a sviluppo orizzontale o verticale con tutori, concimazione granulare o con fertirrigazione, ecc).
All’impianto si apporta tutto il fosforo, 1/2 dell’azoto, 2/3 del potassio. Dopo 20-30 giorni, si apporta il resto dell’azoto e del potassio.
Per le colture sviluppate in verticale con tutori, il frazionamento può essere maggiore perché abbiamo meno problemi e rischi di bruciare la vegetazione. L’irrigazione a goccia e la conseguente fertirrigazione sono normalmente utilizzate per le coltivazioni verticali da tavola. In questo caso la concimazione di fondo è meno importante, e viene data maggiore rilevanza alla distribuzione dei fertilizzanti frazionata con la pratica fertirrigua.
Irrigazione
In considerazione del fatto che il cetriolo vegeta bene e fruttifica abbondantemente quando il terreno è all’optimum delle condizioni idriche, l’irrigazione dovrà essere abbondante e frequente (anche 2-3 volte la settimana), specialmente se il terreno non è pacciamato e/o è sabbioso.
In ogni caso l’apporto idrico dovrà avvenire con acqua non fredda (temperatura di 14-18 °C), impiegando sistemi di microaspersione o goccia a goccia.
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Luca Verdi è un blogger appassionato di condivisione delle sue conoscenze e esperienze con gli altri. Sul suo blog, pubblica guide e tutorial su come risolvere problemi di vario tipo, dalle questioni tecniche a quelle pratiche di tutti i giorni.