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Come Coltivare il Cocomero

La coltivazione del cocomero in Italia ha un’estensione di circa 17.000 ettari in pieno campo e 250 ettari in serra di cui 165 in Lombardia.

Generalità

Il cocomero viene coltivato normalmente in pieno campo, spesso in coltura semiforzata e raramente forzata. La prima si svolge completamente in pien’aria con pacciamatura o meno, con microirrigazione o meno; la seconda prevede la pacciamatura ed una protezione temporanea con piccolo tunnel, comunemente microirrigata; la terza si effettua in serra.
Il cocomero preferisce terreni fertili e profondi, ben drenati, ricchi in sostanza organica ben decomposta. Il pH può variare da 6 a 7, quello ottimale è attorno a 6,5. Tollera moderatamente la salinità delle soluzioni circolanti (1-1,5 per mille).
I terreni argillosi e compatti non sono consigliati.
Come tutte le cucurbitacee, il cocomero ha delle esigenze nutritive elevate, ma il grande sviluppo radicale di questa pianta gli permette di utilizzare bene la fertilità residua della coltura precedente.

Asporti e fabbisogno di nutrienti

Il cocomero asporta elevate quantità di potassio, infatti, il rapporto di asportazione risulta essere di 1 N: 0,8 P2O5: 1,6 K2O.

Ruolo e apporto dei nutrienti

Come per le altre cucurbitacee, il consumo d’azoto e potassio aumenta con l’attività fotosintetica della pianta. Scarso durante i primi 20-25 giorni dopo la semina o il trapianto, il consumo di N e K aumentano con lo sviluppo dell’apparato fogliare, la luce e la temperatura.
I fabbisogni in fosforo sono più regolari lungo tutto il ciclo della coltura.
Aumentando la presenza di potassio nel terreno aumenta lo spessore della buccia dei frutti e ciò li rende più resistenti alle lesioni ed al trasporto, e ne migliora le qualità organolettiche. Un eccesso d’azoto nella fase iniziale della crescita influenza negativamente l’allegagione. La coltura si avvantaggia di un buon apporto di calcio e magnesio.

Tecnica di coltivazione

Coltura in pieno campo (Le indicazioni riportate di seguito si considerano per un terreno normalmente dotato).
Per la concimazione di fondo il cocomero apprezza una buon apporto di sostanza organica ben decomposta e un apporto prefissato di elementi nutritivi minerali come fosforo e potassio. La restante parte di elementi nutritivi vengono forniti in copertura con l’utilizzo di fertilizzanti chimici, con risultati soddisfacenti. Attenzione, una concimazione troppo elevata può pregiudicare la precocità e la qualità dei frutti.
Gli apporti azotati, prevalentemente localizzati con la fertirrigazione, saranno fatti a partire dal diradamento o appena dopo l’attecchimento se da trapianto. Si può utilizzare azoto sotto forma di nitrato di potassio. Apporti in fertirrigazione di nitrato di calcio possono migliorare la colorazione dei frutti.
In particolare per la coltura semiforzata e forzata in serra, il cocomero è una coltura che valorizza molto bene la fertirrigazione e anche la concimazione fogliare. Per entrambi le tecniche è consigliabile apportare anche dei microelementi come boro, ferro, manganese e zinco.
Le esigenze irrigue sono elevate sin dall’inizio dell’allegagione, fino al termine dell’ingrossamento dei frutti; in prossimità della maturazione le disponibilità idriche dovrebbero essere diminuite.
In generale, nelle zone dove non piove durante il ciclo colturale, occorre un volume stagionale irriguo di 3.000-4.000 mc/ha.
Nelle colture a terreno scoperto l’irrigazione può essere fatta anche con sistemi ad aspersione, mentre nelle colture pacciamate si esegue frequentemente con sistemi di microaspersione come la distribuzione goccia a goccia.

Luca Verdi è un blogger appassionato di condivisione delle sue conoscenze e esperienze con gli altri. Sul suo blog, pubblica guide e tutorial su come risolvere problemi di vario tipo, dalle questioni tecniche a quelle pratiche di tutti i giorni.